A partire dal numero di agosto Livein Magazine dedica uno spazio al mondo della società e del costume, grazie alla collaborazione con l’istituto di ricerca Quaeris, che presenterà i risultati delle indagini demoscopiche realizzate in esclusiva per la rivista.

In questo numero Quaeris ha sondato l’opinione degli italiani sul tema della libertà, cercando di comprendere come essa sia vissuta e percepita nell’ambito prettamente personale, e indagando al contempo quanto ci si possa definire liberi nel nostro Paese oggigiorno. Il concetto di libertà è stato poi declinato ed approfondito rispetto alle sue principali dimensioni: stampa, parola ed opinione, politica, espressione delle proprie preferenze sessuali e culto. È stato compiuto un sondaggio demoscopico mediante 500 interviste telefoniche tramite somministrazione di questionario strutturato ad un campione casuale rappresentativo dell’universo di riferimento e stratificato per quote di genere e classi di età.

Abbiamo chiesto innanzitutto agli intervistati di valutare quanto essi si sentano liberi personalmente e quanto la società italiana di oggi si possa definire effettivamente libera. È interessante rilevare come i giudizi complessivi rispetto alle due dimensioni coincidano, attestandosi su un valore medio alto di 8,31 (in una scala da 1 a 10). Valutazioni sostanzialmente positive quindi, che però presentano interessanti disomogeneità se confrontate rispetto al sesso, all’età e all’area territoriale di residenza di chi ha risposto. In particolare sono le donne, i giovani (18–24 enni) e chi vive al nord – ovest ad avere una percezione migliore del proprio grado di libertà personale, mentre i giudizi più negativi si registrano tra i 45–54 enni e tra coloro che abitano al nord – est. Per quanto concerne invece le condizioni generali della libertà di cui si può godere oggigiorno in Italia, si osserva come siano le donne e più in generale le persone tra i 35 e 44 anni, soprattutto residenti nel nord-ovest, ad averne un’impressione maggiormente positiva.

Tra i diversi ambiti del vivere sociale di cui abbiamo chiesto agli italiani di valutare il grado di libertà, la possibilità di professare la propria fede religiosa sembra essere la libertà più consolidata (8,27 su una scala da 1 a 10), seguita da quella politica (8,29) e da quella di parola/d’opinione (8,00). A detta degli intervistati, sarebbero meno estese invece la libertà di espressione delle proprie preferenze sessuali (7,50) e la libertà di stampa (7,81). Anche in questo caso è interessante analizzare come le risposte si differenzino all’interno del campione: in tutti i casi i diversi tipi di libertà ottengono giudizi migliori da parte delle donne, decisamente più ottimiste rispetto all’altro sesso su questi temi. Inoltre, sono le persone più giovani (18–24 anni) a valutare in maniera maggiormente positiva il ventaglio di libertà che viene loro messo a disposizione: l’unica libertà a rischio per i 18-24enni è quella di stampa, che ottiene invece giudizi molto positivi dagli over 65 anni. Le persone più anziane d’altro canto si esprimono negativamente sia per quanto riguarda la libertà di parola, sia rispetto alla libertà nell’esprimere le proprie preferenze sessuali.

Se confrontiamo poi le risposte rispetto all’area di residenza, osserviamo come nel Nord Ovest vi sia una miglior percezione delle libertà di stampa (così come avviene al Sud), di parola e di culto (dove spicca il voto di 9,18 a fronte della media nazionale del 8,27), mentre si registri un valore più basso per quanto riguarda la libertà politica. Al Sud le persone esprimono giudizi più negativi rispetto alla libertà di parola e di espressione delle proprie preferenze sessuali: quest’ultima è invece valutata positivamente dai residenti del Nord Est e del Centro Italia, che d’altro canto sono però più critici in merito alla possibilità di professare la propria fede religiosa.

PDF Sondaggio Quaeris_Libertà