17 marzo e l’anniversario dell’Unità di Italia. Sondaggio demoscopico su un campione di maggiorenni residenti in provincia: la maggioranza è d’accordo con il celebrare l’unificazione. Unità largamente percepita come valore attuale e condivisibile ma messa a rischio dalla riforma federale.

Una ampissima percentuale di favorevoli all’istituzione della Festa nazionale dell’Unità d’Italia, l’Unità del Paese ritenuta ancora un valore attuale e condiviso dalla stragrande maggioranza degli intervistati, censura delle posizioni assunte da alcuni politici e rappresentanti locali secondo i quali il 17 marzo non ci sarebbe nulla da festeggiare. Ma soprattutto, e a sorpresa, una diffusa  preoccupazione sugli effetti che il federalismo avrà sull’unità stessa.

Sono questi i dati che emergono da un sondaggio demoscopico realizzato condotto dal gruppo di ricerca economico-sociale Hobo Quaeris, che ha preso in esame un campione di maggiorenni residenti nella Provincia di Treviso, stratificato per sesso ed età.

LA FESTA – L’82,4% degli intervistati si è detto favorevole all’istituzione della Festa dell’Unità d’Italia il 17 marzo, mentre solo il 17,6% è contrario. I più scettici del campione risultano gli intervistati tra i 45 e i 54 anni, fascia d’età in cui “solo” il 76,5% si dice favorevole alla festività nazionale; record di consensi tra gli over 65 (favorevole è il 91,7%), mentre tra i 18 e i 44 la percentuale è del 90%. La festa inoltre piace di più alle donne: solo l’11,7% si è detto contrario.

UNITA’ DELL’ITALIA COME VALORE –  L’84,9% del campione considera l’Unità d’Italia un valore condivisibile e ancora attuale. Non lo è per il 13,2%, non sa o non risponde l’1,9%. Nella stratificazione del campione per età, l’Unità è vista come valore attuale e condivisibile dal 90% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni e dal 95,8% degli ultrasessantacinquenni.  I più freddi sono i trevigiani tra i 55 e i 64 anni (83,3%), fascia in cui si conta anche la percentuale più alta di coloro che non la ritengono un valore attuale e condivisibile (16,7%). Più favorevoli gli occupati (87,85) che i non occupati (82,6%), i maschi (85,8%) rispetto alle femmine (84,2%).

UNITA’  RISCHIO CON IL FEDERALISMO –  A sorpresa quasi la metà dei Trevigiani è convinta che il processo di riforma federalista in corso possa rappresenterà un problema per l’unità del Paese. Alla domanda “Secondo lei il processo di riforma federalista in corso porterà ad una maggiore o minore unità del Paese”, il 49,5% risponde di ritenere che condurrà ad una minore unità. Per il 25,9% non ci saranno effetti mentre per il 22,6% il federalismo rafforzerà l’unità. Non risponde il 2%. Le più preoccupate sono le donne: per il 55% la riforma federalista va nella direzione opposta a preservare l’unità della Nazione e solo il 15,4% ritiene che il federalismo porti a maggiore unità. Nella stratificazione per età, il 50% degli intervistati tra i 18 e 24 anni ritiene che le riforme porteranno a maggiore unità, percentuale che diventa il 47,1% nella fascia tra i 45 e i 54 anni.  Record di scettici (o preoccupati) tra coloro che sono compresi tra i 55 e i 64: l’80% ritiene che il federalismo porterà a minore unità. Dubbi anche nella fascia tra i 25 e i 34 anni, con il 62,4% convinto che il decentramento federalista condurrà ad una diminuita unità dell’Italia.

L’ATTEGGIAMENTO DI POLITICI E RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI – Al campione, infine, è stato chiesto di esprimere una opinione su alcune affermazioni pubbliche, da parte di politici e amministratori locali, secondo cui l’unità d’Italia non sarebbe un valore.
Per il 73,4% del campione si tratta di “posizioni scorrette”, non sa o non risponde il 7%, mentre solo per il 18,6% si tratta di “una presa di posizione corretta”.

PDF Sondaggio Quaeris_17 Marzo