Sondaggio Vita del Popolo – Quaeris: i cittadini della diocesi di Treviso ben disposti verso le energie alternative. Ma sono disposti a sceglierle solo se è conveniente.

No al nucleare, meno che mai in Veneto. Sì alle energie alternative, anche se per il momento si tratta di una propensione, più che di scelte effettive.

Questi i principali risultati di un sondaggio realizzato per La vita del popolo, tra un campione rappresentativo della popolazione della diocesi, dall’Istituto Quaeris. Una larga maggioranza degli intervistati non ritiene opportuna una nuova introduzione del nucleare in Italia; questo dissenso è trasversale rispetto al sesso e si presenta più forte nelle fasce d’età tra i 45 e 54 anni ed oltre i 65 anni.

Ancora più accentuata è la reazione negativa dei rispondenti rispetto all’ipotesi della realizzazione di una centrale nucleare in Veneto: praticamente tutte le risposte la escludono categoricamente, dove una maggiore incertezza in merito è espressa dai più giovani (18-24 anni) e dagli over 65.

Il 42,4% dei cittadini intervistati ha dichiarato di utilizzare per il consumo quotidiano sistemi per lo sfruttamento di fonti di energia alternative e/o rinnovabili. Le percentuali più alte di utilizzo si registrano per gli uomini e nelle fasce d’età tra i 25 e i 44 anni.

L’utilizzo della stufa a legna (o derivati del legno) è in assoluto la fonte di energia alternativa più usata dalle famiglie (79,5%), seguita dai pannelli solari termici per la produzione di calore (19,3%) e dagli impianti fotovoltaici per la co-generazione di energia elettrica (1,2%).

Tra chi non si è ancora dotato di sistemi per lo sfruttamento di energie alternative e/o rinnovabili, il 63,3% ha espresso la volontà di dotarsene nel prossimo futuro. Questo proposito è più forte per gli uomini (che spesso sono coloro che direttamente si occupano delle spese energetiche) e per la fascia d’età centrale (35-44 anni).

Ciò che spinge le persone a servirsi di fonti di energie alternative e/o rinnovabili è sicuramente il fattore risparmio, legato sia ai bassi costi di produzione (42,9%), sia ai brevi tempi di ritorno dell’investimento (22%) che ai bassi costi dell’investimento iniziale (13,2%). Meno forti le motivazioni squisitamente ambientali: solamente l’8,8% compie questa scelta in funzione di un miglioramento della qualità dell’ambiente, mentre il 3,3% tiene in considerazione la rinnovabilità di tali fonti di energia.

Di converso, chi non ha scelto o non sceglierebbe di servirsi di fonti energetiche “pulite” evidenzia come gli impedimenti maggiori al loro uso siano i tempi di ritorno dell’investimento troppo lunghi (33,3%) e gli alti costi di produzione (30,6%). Impedimenti minori derivano dalla mancanza di incentivi (5,6%) o da valutazioni sull’estetica degli impianti (0,9%).

Tra gli accorgimenti maggiormente usati dagli intervistati per ridurre i consumi di energia a casa vi è l’utilizzo di lampade a basso consumo energetico (28,6%), così come un attento uso dell’illuminazione domestica, prestando attenzione a spegnere le luci quando lontani da una stanza o da casa (17,8%).

A parere degli intervistati, il provvedimento in assoluto più importante che le autorità dovrebbero adottare per ridurre l’inquinamento atmosferico e scongiurare gli effetti negativi sull’ambiente è favorire lo spostamento dei trasporti delle merci da gomma a ferro (70,1%).