È polemica nel mondo della scuola per il caso di una maestra che ha fatto tradurre una poesia dal dialetto all’italiano (e viceversa) a una classe della scuola elementare di Noventa Padovana.

Il caso anima anche lo scontro politico tra UDC e Lega Nord.

L’onorevole Antonio De Poli (Udc) afferma: «La speranza è che dopo l’esercitazione in dialetto padovano, la scuola prosegua il percorso formativo con la traduzione della poesia in inglese, in francese, in spagnolo». Lingua veneta sì, ma di respiro europeo. «Il dialetto va sicuramente salvaguardato come storia e tradizione della nostra terra e della nostra cultura. Ma non deve diventare – continua De Poli – una chiusura mentale tra i confini regionali». «Sorpresi» invece per la «reazione dei genitori di Noventa» i consiglieri leghisti Roberto Ciambetti e Maurizio Conte: «C’è una legge regionale per la tutela della lingua veneta». «Mi ricordo – dice Ciambetti – che la mia maestra alle elementari ci fece acquistare un libro di proverbi in veneto e promosse una ricerca che coinvolgeva i nonni nella spiegazione di alcuni termini. Non mi pare di essere cresciuto così male».

Il preside della scuola elementare di Noventa, Gaetano Calore, sottolinea: «Di insegnare il dialetto come lingua non se ne parla – dice – è invece da valorizzare come tradizione, come “lingua degli affetti” per non perdere quello che trasmettono i nonni». Nonni e bimbi, uniti dal «ponte» del dialetto. Un confine segnato dai banchi di scuola. Ora – all’alba del 2010 – diventata multietnica e il ponte è l’inglese. «Gli alunni stranieri non sono stati esclusi – sottolinea la maestra – solo che non avevano nonni a cui chiedere i proverbi, l’integrazione è stare a contatto anche con loro».

Segnaliamo questa notizia alla luce della prossima pubblicazione della Ricerca “”La lingua veneta degli immigrati: aspetti linguistici, educativi, formativi, relazionali” promossa da Fondazione Ispirazione e svolta da Quaeris.