RIFLESSIONI – In attesa delle elezioni regionali in Veneto nel 2015, Paolo Pasi, analista politico di Quaeris, approfondisce il tema delle elezioni, svoltesi in Italia tra il 2005 e il 2014, per comprendere se esse siano uno strumento utile o meno per le strategie dei partiti.

Per verificare rischi e opportunità, si è scelto di analizzare un numero elevato di elezioni: si sono analizzate 44 elezioni regionali, ossia tutte tranne le elezioni in Sardegna del 2014 in quanto si sono svolte le primarie ma poi si è dovuta sostituire la vincitrice delle primarie con un altro candidato. Di queste 44 elezioni solo 11 hanno previsto la scelta del candidato di centrosinistra con primarie (slide 2). Una prima analisi ci dice che la percentuale di vittoria nei due casi (primarie o no) si è rivelata identica (slide 3).

Per rendere l’analisi più completa si è scelto di osservare anche le elezioni comunali di tutti i capoluoghi regionali e di tutti i capoluoghi di provincia dal 2005 al 2014 arrivando così ad un campione di ben 110 elezioni comunali. In questo caso si è verificato come la percentuale di vittorie sia più alta nel caso di elezioni precedute da primarie (slide 4).

Si è poi passati ad un ulteriore livello di analisi differenziando il tipo di esito in base all’esito dell’elezione precedente con quattro possibilità: vittoria confermata, sconfitta confermata, regioni strappate agli avversari, amministrazioni regionali perse (slide 5). Si è scelto di concentrarsi in particolare sui cambi di amministrazione, anche perché in alcune regioni (es. Emilia Romagna) e in alcuni comuni il risultato delle elezioni è quasi una costante e quindi l’effettuarsi o meno delle primarie non ha sostanzialmente incidenza. Nel caso delle regioni si verifica come dopo l’effettuazione delle primarie sia più elevata la percentuale di cambi di amministrazione a favore e sia meno elevata quella di regioni perse.

Lo stesso si verifica nel caso delle amministrazioni comunali (slide 6). Anzi, passando ai valori assoluti (slide 7) si nota come su un campioni di elezioni divise quasi equamente (56 senza primarie e 54 con primarie) il numero di amministrazioni strappate dopo le primarie sia nettamente superiore (14 contro 7) e come il numero di amministrazioni perse sia nettamente inferiore (7 contro 14). Per suffragare ulteriormente i dati si è provato a verificare i dati delle amministrazioni comunali da quando ci si è presentati come PD (slide 8). E negli ultimi anni si è verificato un livellamento nel numero delle amministrazioni perse ma diviene ancor più evidente l’utilità delle primarie per strappare una amministrazione agli avversari.

Articolo a cura di Paolo Pasi