RIFLESSIONI QUAERIS. Le recenti elezioni politiche hanno sicuramente segnato un momento di “rottura”, di profondo cambiamento nella storia del nostro Paese. Infatti, malgrado alcuni partiti si dichiarino comunque soddisfatti, è evidente la clamorosa sconfitta della “seconda Repubblica” e la vittoria di chi guarda oltre.

Quaeris stessa ne aveva parlato approfonditamente l’anno scorso in questo articolo che, alla luce dei fatti, appare premonitore della situazione che si è venuta a creare.

Tutti i partiti che derivano da esperienze della seconda Repubblica hanno perso moltissimo rispetto alle politiche del 2008: il PDL ha perso il 16% (un calo di più di 6 milioni di voti), il PD l’8% (più di 3 milioni persi), la Lega si è dimezzata, l’unione tra sinistra tradizionale e “partito dei magistrati” è stata duramente bocciata, infine sono andati ai minimi termini i partiti di Casini e Fini. Tra i nuovi abbiamo invece la lista di Monti, un nuovo soggetto che ha comunque raggiunto l’8,5%, e soprattutto il Movimento 5 Stelle, l’autentico trionfatore di queste elezioni, con il suo 25,5%.

Questi dati danno il senso di un momento di cesura, così come era avvenuto nel ’94 con l’apparire di nuovi soggetti politici subito di successo e con l’ingresso in Parlamento di numerosi “neofiti”. Interessante a questo proposito ricordare come il risultato del Movimento 5 Stelle sia ancora più eclatante di quello raggiunto da Forza Italia in quelle elezioni, che arrivò al 20,5. La grande differenza risiede però nel fatto che Forza Italia era parte di una coalizione e non si pose immediatamente il problema della governabilità (anche se poi il primo governo Berlusconi non durò molto), mentre questa volta la situazione appare decisamente più complessa.

Per cercare di meglio interpretare gli andamenti dei bacini elettorali può essere utile una minima analisi territoriale. Per prima cosa è interessante notare come il Movimento 5 Stelle presenti una diffusione piuttosto omogenea su tutto il territorio nazionale, con buone performance ovunque. Per il resto si vedono, anche questa volta, tre Italie: un centro dove pur con qualche difficoltà continua a prevalere il PD, un Sud dove il PDL continua a reggere ed un Nord che (con l’eccezione delle autonome Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta) sembra non avere più riferimenti, con un serio problema di rappresentanza politica.

Eclatante è il caso del Veneto, dove la coalizione che negli ultimi anni è sempre stata sopra il 50% è oggi vicino al 30, confermando e amplificando i segnali di cedimento evidenziati nelle scorse amministrative. Colpisce soprattutto il drammatico calo di quello che recentemente era divenuto il vero partito di riferimento dei Veneti, la Lega, passata dal 26% delle politiche 2008 e dal 35% delle regionali 2010 all’11%, lasciando per strada più di 400.000 voti. Nell’ambito del centrodestra ha tenuto un po’ meglio il PDL, che ha comunque perso quasi 300.000 voti rispetto al 2008. E’ interessante osservare come il centrosinistra non abbia assolutamente saputo approfittare di ciò ed abbia addirittura registrato un calo continuando a dimostrarsi poco adatto” a competere in queste aree. Questi forti cali hanno avuto come contraltare delle performance di 5 Stelle, di Scelta Civica e persino di Fare per Fermare il Declino superiori alla media nazionale. Quindi l’insoddisfazione e la voglia di cambiamento in Veneto risulta essere addirittura più forte che nel resto d’Italia.

Le prossime elezioni locali e regionali dovranno fare il conto con questo nuovo quadro, dove non esistono rendite di posizione, dove non c’è più un polo favorito ed una altro che prova a competere, ma ci sono molteplici attori politici che dovranno convincere gli elettori di essere in grado di dare risposta alla domanda di cambiamento, di buon governo e di rappresentanza in sede centrale.

 

Paolo Pasi, Analista Politico di Quaeris

 

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Riflessioni di Paolo Pasi – I sondaggi e le elezioni politiche

Filmato 6 Marzo 2013