Dal sondaggio di Quaeris emerge una certa confusione nelle opinioni dei Veneti sul DDL sull’utilizzo delle intercettazioni: se da una parte sono favorevoli al loro ricorso, dall’altra ritengono che ve ne sia un abuso da parte della Magistratura.

Questi interessanti risultati della ricerca, illustrati dal Dott. Giorgio De Carlo durante la rubrica di approfondimento “Promesse & Fatti” del Canale Antenna Tre, in onda venerdì 14 Ottobre 2011, rivelano uno scenario complesso che richiede degli approfondimenti di analisi.

Nel sondaggio abbiamo voluto tracciare una panoramica generale sul tema del Disegno di Legge sulle intercettazioni e come prima cosa abbiamo chiesto al nostro campione di rispondere ad una domanda provocatoria: “Se si ritrovasse da innocente coinvolto in un processo, quali sarebbero le sue maggiori preoccupazioni?” La maggior preoccupazione degli intervistati è relativa alla possibilità di un errore giudiziario (80,5%), seguita, a lunga distanza, dai costi del processo (11,1%) e dalla parzialità di giudizio individuale dei giudici (11,0%). La lesione della privacy attraverso la pubblicazione di intercettazioni preoccupa solo il 9,1%: ad esprimere il maggior timore per questo aspetto sono principalmente i maschi ed i 35-44 enni.

Approfondendo nello specifico le opinioni dei nostri intervistati per quanto concerne le intercettazioni, emerge come ben il 69,8% ritiene che esse andrebbero pubblicate, ponendo dei limiti soltanto alla diffusione di notizie sulla vita privata e su persone estranee al contesto di indagine. D’altro canto il 17,3% crede sia utile pubblicare le intercettazioni integralmente e solo il 12,9% è del parere che sia giusto vietare la loro diffusione in toto per tutelare la privacy. Tra coloro maggiormente a favore della pubblicazione con limitazioni troviamo maschi e under 34 anni, mentre tra i sostenitori della pubblicazione integrale ci sono in primo luogo i 35 – 54 enni e tra gli intervistati pro divieto assoluto vi sono principalmente i 55 – 64 enni.

È interessante confrontare la risposta a questa stessa domanda con una ricerca effettuata da Quaeris nel Luglio 2010 su un campione di trevigiani : il 28,0% si dichiarava a favore della pubblicazione integrale (-10,7% rispetto al dato di Ottobre 2011) e ben il 24,9% ne auspicava il divieto (-12,0%). Sebbene questa analisi considerasse solo le opinioni dei trevigiani, possiamo notare un cambiamento significativo ed in particolare un incremento di 23,7 punti percentuali (da 46,1% a 69,8%) per quanto riguarda la posizione a favore di una regolamentazione e limitazione della pubblicazione delle intercettazioni.

Il 49,5% degli intervistati ritiene che la Magistratura, nell’effettuare le indagini, ricorra in modo eccessivo alle intercettazioni, mentre d’altro canto il 47,2% non è di questa opinione: tra i sostenitori dell’abuso delle intercettazioni troviamo soprattutto i maschi ed i 45 – 64 enni.

Questo dato è interessante se confrontato con le risposte ad un altro quesito in cui emerge che l’87,7% del campione è contrario alla limitazione dell’utilizzo delle intercettazioni nel corso delle indagini giudiziarie (maggior percentuale di under 44 e di femmine). Volendo interpretare questi due dati del sondaggio, apparentemente incoerenti, riteniamo che i nostri intervistati abbiano voluto evidenziare la necessità di mantenere l’utilizzo delle intercettazioni, in quanto ritenute utili al fine del corretto espletarsi delle indagini, ma che d’altro canto pretendano l’implementazione ed il potenziamento del ricorso ad altri strumenti efficaci a disposizione, quali ad esempio prove e testimonianze.

Per quanto riguarda infine il caso Berlusconi, il 67,4% del campione ritiene che nel corso dell’ultimo anno, per quanto riguarda le inchieste riguardanti il Presidente del Consiglio, i mass media non abbiano abusato della pubblicazione delle intercettazioni: tra coloro che credono sia stato giusto pubblicarle vi sono in misura maggiore femmine ed under 34 anni.

PDF Sondaggio Quaeris_Intercettazioni